L’ECOLOGIA DELLE PICCOLE ABITUDINI, TUTTI I CONSIGLI “SOSTENIBILI”
FATE LARGO ALL’ECO-CONSUMATORE
Intervista con Tiziana Toto Responsabile Politiche dei consumatori - CITTADINANZATTIVA
Fate largo all’eco-consumatore. Perché l’ecologia è fatta anche di piccole cose, di azioni quotidiane. Tutti hanno il diritto di chiedere un mondo più pulito, certo, ma tutti hanno il dovere di vivere una vita sostenibile, limitando gli sprechi e le cattive abitudini. Tiziana Toto, Responsabile delle Politiche dei Consumatori di Cittadinanzattiva risponde alle nostre domande e fornisce utili consigli a quanti vogliono rafforzare la propria coscienza ambientale.
L’ecologia è fatta anche dalle piccole abitudini. In tal senso, quanto è sviluppata la coscienza ambientale nei consumatori italiani?
Fino a qualche anno fa la sensibilità verso l’impatto ambientale del sistema economico e produttivo era una prerogativa dei soli Paesi del Nord Europa. Oggi, una serie di ricerche effettuate su campioni di popolazione italiana e le numerose manifestazioni sul tema della tutela dell’ambiente dimostrano che anche nel nostro Paese si sta affermando una vera e propria presa di coscienza ecologica da parte dei consumatori ed è in crescita la richiesta di soluzioni eco-sostenibili.
Il cane che sporca, la sigaretta buttata per terra, il consumo enorme dell’acqua. Sprechi e cattive abitudini. Quali i più ricorrenti?
In tema di sprechi è necessario effettuare una distinzione tra i comportamenti che ricadono nella sfera dell’educazione personale e quelli che afferiscono lo sviluppo delle coscienza civica. Così come tra sprechi del singolo e sprechi del pubblico. Come Associazione di tutela dei diritti dei cittadini - consumatori noi siamo impegnati nel promuovere una cultura consumerista connotata dalla lotta agli sprechi, al consumo consapevole, alla sostenibilità ambientale e alla tutela dei beni comuni, tra i quali rientrano sicuramente ambiente e risorse idriche. Per rimanere sul tema del consumo enorme dell’acqua, è noto che il consumo pro capite di acqua in Italia sia tra i più elevati d’ Europa sicuramente anche a causa delle cattive abitudini dentro e fuori le nostre abitazioni. Per esempio, non utilizziamo lavatrice e lavastoviglie a pieno carico, non ripariamo i rubinetti che gocciolano né installiamo i regolatori di flusso. Inoltre, fuori casa, siamo capaci di innaffiare il nostro giardino o di lavare la nostra automobile con acqua potabile.
A questi si sommano una serie di sprechi dovuti al malgoverno della cosa pubblica. La mancanza di investimenti e la scarsa manutenzione dei nostri acquedotti infatti, fa si che un terzo dell'acqua che entra nelle condotte idriche si perde per strada e non arriva alle case; ancora di più (40%) è l’acqua utilizzata per irrigare che si perde lungo le tubazioni. Se a tutto ciò si aggiunge che il riciclo e il riutilizzo dell'acqua non è molto praticato nel nostro Paese, si capisce come ci sia ancora tanto da fare in tema di lotta agli sprechi.
A parole tutti sono pronti a confrontarsi con il tema della sostenibilità, ma poi i comportamenti virtuosi sembrano subordinati alla percezione del risparmio economico. È d’accordo?
È ovvio che l’ideale sarebbe conciliare risparmio economico e sostenibilità ambientale e questo dovrebbe essere il vero obiettivo che si dovrebbe porre qualunque filiera produttiva. Certamente la persistente crisi che i consumatori stanno subendo non può che mettere, in molti casi, il risparmio economico dinanzi a qualunque altra considerazione.
Come si “impone” l’eco-giornata tipo? Con una maggiore comunicazione, con un insegnamento di base, con le sanzioni? O con cos’altro?
Sicuramente la sfida ambientale riguarda tutti e la si potrà vincere solo con il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti, ciascuno per la propria parte: Istituzioni, imprese, cittadini, società civile organizzata. Le sanzioni possono essere uno strumento di intervento per specifiche situazioni ma non possono rappresentare di per sé la soluzione. Le Istituzioni hanno il compito di attuare comportamenti coerenti e continuativi nel tempo rispetto agli impegni assunti anche a livello internazionale (es. Protocollo di Kyoto), le imprese di mostrare nei fatti la tanto decantata responsabilità sociale, le organizzazioni ambientaliste e in generale la società civile organizzata di non abbassare la guardia su arretratezze e inefficienze. Tutti insieme sono chiamati a portare avanti rafforzandole campagne di informazione e comunicazione rivolte sia agli adulti che alle nuove generazioni.
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